lunedì 12 marzo 2012

Jared Sullinger

Marzo, tempo di Madness e tornei, dove l'estivo draft NBA comincia a prender forma. Un draft 2012 dove talento ce ne è, ma il rischio bufale è dietro l'angolo, soprattutto tra i big men.
Jared Sullinger, mio osservato speciale di questa stagione, è uno di questi. 


Inizio maledicendo le notti passate a guardare partite in streaming, in quanto nella finale di Big10 persa contro MSU ieri vi è sintetizzato tutto il giocatore Sullinger, coi suoi pregi e i suoi difetti, a partire da un ruolo non ben definito in ottica NBA, un tweener tra ala grande e centro dati i suoi evidenti limiti fisici, troppo poco atletico e lento per marcare i 4, leggermente undersize per giocare 5.


Partita di ieri: Primo tempo incolore, da 1-3 dal campo, limitato dai problemi di falli dovuti alle costanti perdite di concentrazione che sono uno dei punti deboli del ragazzo.
Secondo tempo, 19 punti, 6-16 dal campo, 1-2 da 3, lampi di talento abbacinante ma in cui sono emersi altri difetti del lungo, non necessariamente disconnessi dal contesto in cui gioca.


Il tirare tanto e il tener la palla troppo ferma, a mio avviso gli interrogativi più grandi sul suo apporto offensivo in ottica NBA, portano a un grossissimo grattacapo: è Ohio State che ha bisogno di concentrare il gioco attorno a un Sullinger che tira così tanto o è Sullinger che per produrre le sue, ottime, cifre, ha bisogno di così tanti tiri?
Anche se la verità, come molte volte, sta nel mezzo, a mio avviso è più lui che ha bisogno di essere così tanto al centro del gioco, e cade quindi automatico il paragone con DeJuan Blair avanzato da DraftExpress, in quanto relegato a un ruolo di comprimario Sullinger risulterebbe un giocatore quasi inutile nella NBA.
Comparison avanzata da HoopsHype è anche quella con Kevin Love, che non regge sotto nessun altro aspetto che non siano le cifre collegiali dei due: 17 punti, 10 rimbalzi, il 55% dal campo e il 35% da tre per entrambi in carriera al college, anche se Love è uscito da UCLA dopo il solo anno da freshman. 
Altro paragone di DraftExpress, stavolta azzeccatissimo, è quello con Al Jefferson, che obiettivamente mi sembra molto simile a Jared, in quanto l'unica differenza sensibile è il range di tiro più ampio del '92 di Ohio State, per il resto talento offensivo, atletismo non dirompente, perplessità sulla difesa e tendenza a essere buchi neri combaciano quasi alla perfezione.

Nonostante non mi facciano impazzire i mangiapalloni come Sullinger, ad un'analisi anche superficiale delle comparison risulta evidente che una sua scelta nelle top5 è più che consigliabile, in quanto il suo habitat ideale in NBA è come prima o seconda opzione offensiva di una squadra. Per me la sua collocazione ideale sarebbe Toronto, andando a formare con Bargnani un pacchetto lunghi di livello eccellente, in cui entrambi potrebbero brillare senza pestarsi i piedi, essendo perfettamente complementari.



I dubbi su atletismo, difesa e tenuta mentale rimangono, i quali potrebbero scomparire andando via da Ohio State, un'ipotesi che per dovere di cronaca è sempre da esporre per quanto non lo ritenga esatto, come gli interrogativi su una sua possibile convivenza con altri lunghi d'area, come Lopez dei Nets o lo stesso Jefferson di Utah, l'unica certezza è che una squadra che punterà forte su Sullinger a giugno ci sarà.

domenica 11 marzo 2012

Agli Ordini, Bernard.

Neanche a dirlo, Bernard è il più alto.
Bernard James è una di quelle storie che solo gli States sanno partorire, di quelle che ti fanno tornare la voglia di buttare giù due righe su un blog ormai in disuso.
Bernard James è un simpatico ragazzone di 2.08 che sta giocando il suo anno da senior a Florida State, viaggiando a 11 punti, 8 rimbalzi e 3 stoppate di media, con il 60% dal campo. Guardandolo giocare si nota un giocatore solido, che quando conta fa sempre la cosa utile, che sia un blocco, un recupero o due punti, senza mai sprecare un pallone: quelle prodotte nell'anno da junior (1,5 perse a partita, 65% al tiro con solo 5.2 tiri a partita, producendo 8,5 punti) sono statistiche che sostengono la mia tesi.


La storia da raccontare dove sarebbe? La data di nascita di Bernard ci può aiutare: 7/2/1985, che all'anagrafe fanno 27.
Infatti il buon Bernard a 16 anni lascia la scuola e a 17 si arruola nell'esercito, 'un modo per guadagnare qualcosa e girare il mondo', dice lui. E nel 2003, proprio tra le mura di una caserma, scatta la scintilla con la palla a spicchi, quando a seguito di un'ordine gioca una partita in cui mette a referto 'qualche stoppata, rimbalzo e un paio di canestri', ma non solo queso, il ragazzo infatti aggiunge 'That was the first time in my life I had really done something positive, something people were congratulating me for. I just wanted more of that.'  Insomma, la prima volta che fa qualcosa di positivo nella sua vita e per la quale viene elogiato. Ne voleva ancora. 


Passa sei anni nell'esercito,con varie tappe in Iraq, fino a quando non viene notato dal coach di FSU, Leonard Hamilton, durante un torneo tra squadre militari nel 2008, che lo vuole inserire nel suo programma.
Peccato che l'NCAA stabilisca standard accademici per offrire borse di studio sportive che il nostro Bernard non ha: deve passare così 2 anni al Tallhassee Community College prendendo una laurea breve in Economia, scelta per 'capire meglio come funziona questo mondo', che lo rende eleggibile per una borsa di studio. 
Il resto è storia recente, nella stagione 2010-2011 esordisce in Division I portando Florida State alle Sweet Sixteen, mentre quest'anno ha già portato la sua università nella finale del torneo ACC battendo Duke in semifinale ieri. 


La specialità della casa: Power Dunk.
In ottica draft sembrerebbe chiaro che l'età non lo rende appetibile, ma il suo non è il normale fisico, logoro, da 27enne, in quanto a basket giocato seriamente siamo a 4 anni contando il community college, e quindi l'età diventa una risorsa. E' più maturo e allenabile del vostro normale lungo che esce dal college, ed è un giocatore grezzo ma completo, che può dare una mano su entrambi i lati del campo, anche se il bagagliaio offensivo in NBA potrebbe risultare limitato. L'ho visto giocare e mi è piaciuto tanto, non ha niente da invidiare ai vari DeJuan Blair, Maxiell, Leon Powe del titolo Celtics, e potrebbe allungare le rotazioni di squadre da titolo per i prossimi 6-7 anni.
Insomma, la storia c'è, ma il giocatore anche.



martedì 13 dicembre 2011

In Giro Per Il Week-End.

Una grande Biella di capitan Soragna in questo inizio di campionato.

Il passato week-end non è certamente stato noioso per gli amanti della pallacanestro. Sabato Biella ha battuto 83-78 le bave, grazie al suo Pullen che ha sfoderato un 19 condito da 7 assists, e per una notte è stata prima in classifica.


Notte NCAA nella quale Kentucky, precedentemente #1 del ranking, è stata battuta da Indiana grazie a un buzzer beater di Watford, top scorer dell'incontro. Questo Buzzer Beater:



Domenica grandi polemiche per l'arbitraggio ad Avellino, con la formazione irpina che si è sentita defraudata dall'arbitraggio pro Siena. Non ho visto, non giudico, riporto i fatti. Giornata in cui in Spagna il Real ha perso il derby con l' Estudiantes, mentre nel mercato nostrano Kakiouzis lascia Cremona, rimpiazzato da Tusek, appena separatosi da Caserta, e Milano vorrebbe immediatamente Alessandro Gentile, per il quale Treviso chiede 500 mila e Viggiano  pagato però dall'Olimpia: le parti sembran più vicine di quello che si possa credere.



Lakers e Clips saltati.
Nel week-end è ripresa l'NBA e il suo mercato, che presenta già un caso: CP3. Chris Paul infatti, era in procinto di accasarsi ai Lakers, in una trade a cui mancava solo l'ufficialità, che comprendeva Odom e Gasol, con il lungo spagnolo poi dirottato a Houston in cambio di Dragic, Scola e Martin. Scambio in cui i Lakers avrebbero perso taglia ma avrebbero formato uno dei back-court più forti della storia con Paul e Kobe, New Orleans avrebbe ricavato il massimo da un giocatore in scadenza, prendendo quattro ottimi giocatori, e Houston avrebbe potuto avvalersi dell'arma fratello per convincere Marc a raggiungere Pau, formando un pacchetto lunghi di tutto rispetto. Bene per tutti? Non per Stern. Ufficialmente la proposta è stata rifiutata dalla NBA, in qualità di proprietaria della franchigia di New Orleans, per motivi cestistici. Cazzata, era un win-win-win cestistico per tutti: i veri motivi sembrerebbero due. In primis una mail di Gilbert, proprietario dei Cavs, che intimava alla lega di non accettare la trade, perché sarebbe stato l'ennesimo caso di una superstar che da un 'piccolo' mercato sbarcava in uno dei 'grandi', classici, mercati, come quello dei gialloviola di Los Angeles. Secondo, dopo questo scambio, gli Hornets avrebbero visto aumentare il loro payroll, e la lega proprietaria, chiusa fino a una settimana fa per il rinnovo di un contratto collettivo problematico perché la stessa NBA denunciava grosse perdite, non poteva permetterselo.
Ufficialmente saltata anche la trattativa che avrebbe portato il play da Wake Forest sull'altra sponda losangelina, perché le richieste di Stern, ovvero aggiungere Gordon e la prima scelta dei Timberwolves ad Aminu, Bladsoe e Kaman, sono ritenute eccessive. 


Una front-court da titolo obiettivamente.
Degna di nota la firma di Shannon Brown a Phoenix, dove potrà ricoprire lo spot di guardia titolare o giocare ala piccola in un quintetto con i due play Brooks e Nash in campo, adattissimo al corri e tira dei Suns, in quanto esplosivo e capace di realizzare anche dalla distanza.
Nené rimane il pezzo più pregiato del mercato free agent, dato che Chandler è andato ai Knicks con un quadriennale da 58 milioni di dollari e i Grizzlies hanno pareggiato, o addirittura superato,  l'offerta fatta pervenirea a Marc Gasol dai Rockets.Il brasiliano è appetito dai suoi Nuggets, dalla stessa Houston e dai Nets. 

Gli stessi Nets che vorrebbero Dwight Howard, amore molto corrisposto, ma chissà se Prokhorov avrà tempo per la pallacanestro ora che ha annunciato la sua candidatura nelle elezioni di marzo in Russia, contro Putin.

J.J. Barea finisce ai Timberwolves con un quadriennale da 19 milioni, e così i Mavs, dopo Chandler finito a New York, perdono un altro comprimario fondamentale nella cavalcata al titolo della passata stagione. Dallas che ha acquisito Odom dai Lakers per il nulla, e che sta pensando di disfarsi di Brewer e del neo arrivato Fernandez per alleggerire il monte salari, dopo l'ingaggio di Vince Carter.

Due illustri vittime della amnesty clause, la quale permette alle franchigie di tagliare un contratto stipulato prima dell'odierno CBA, ovvero Hamilton e Arenas, sembrerebbero destinati a diventare pedine importanti in ottica titolo. La guardia ex Pistons sembrerebbe essere il 2 che serviva ai Bulls per essere davvero credibili, mentre Arenas sembrerebbe voler seguire il compagno e amico Howard, nel caso, che sembrerebbe molto auspicato dallo stesso centro, i Magic ricevessero offerte degne per il centro. 

giovedì 8 dicembre 2011

Quando Conta, L'Ignoranza Aiuta.

Culo? Può darsi, ma restan due punti rubati a Bilbao sullo scadere che significano Top-16. 

domenica 4 dicembre 2011

Erede.

Cambio alla guida.


Nei piani di Calhoun e del suo staff per difendere il titolo, insieme alla verticalità che da in area il super freshman Drummond, imprescindibile è che Jeremy Lamb raccolga, in un ruolo diverso, la pesante eredità di Kemba Walker. Sulla leadership e sul carisma fuori dal campo sembrano esserci più che qualche dubbio, ma sul campo sta trascinando UConn a un più che buono 7-1 piazzando ogni partita 20 punti, 4 rimbalzi, 2 recuperi e schiacciate come questa.




giovedì 1 dicembre 2011

DIO.

Bibo ha detto che dio esiste, ed è Franco Baresi. Io ribatto, che sì, esiste, ma ha la maglia numero 13 del Pana.

Per gradire un alley-oop da dietro la metà campo. 




E una partita vinta praticamente da solo.




sabato 19 novembre 2011